Come lavora lo psicologo con i Disturbi Specifici di Apprendimento ?
Per raccontarvi il mio modo di lavorare con i Disturbi Specifici di Apprendimento vi parlo di Giovanni, che arriva da me all’età di 9 anni per difficoltà scolastiche e nelle relazioni.
La storia di Giovanni
- Giovanni frequenta la quarta elementare: i suoi genitori da sempre, lo spronano a fare bene ma nonostante quanto lui possa sforzarsi da un po’ di tempo non riesce più ad avere i risultati desiderati, soprattutto nella matematica.
- Fa fatica a copiare dalla lavagna e a scrivere i numeri.
- Non sta più bene in classe e si è chiuso alle relazioni con i compagni.
- Quando lo incontro la prima volta emerge demotivazione scolastica, problematiche di bassa autostima, ansia prestazionale, senso di vergogna e sentimenti di rabbia.
La prima proposta di intervento
Decido di proporre ai genitori di intervenire per gradi: intanto lo accolgo e cominciamo un lavoro di sostegno psicologico/psicoterapia.
Nel frattempo loro prenderanno appuntamento per fare una valutazione degli apprendimenti e poi in base a cosa emergerà faremo un programma terapeutico più dettagliato.
Le valutazioni per escludere possibile problematiche di tipo medico sono già state effettuate e non hanno evidenziato niente di rilevante.
Gli approfondimenti diagnostici sugli apprendimenti rilevano una diagnosi di Disturbo Specifici di Apprendimento, nello specifico: dislessia, disgrafia e discalculia.
La definizione del programma di lavoro per Giovanni
Il lavoro che propongo ai genitori è una riabilitazione e un potenziamento attraverso programmi validati scientificamente delle abilità deficitarie, in particolare la lettura e il calcolo.
Accompagneremo il lavoro sugli apprendimenti con sedute di psicoterapia per rinforzare il sé di Giovanni, lavorare sulla sua emotività e sulla sua chiusura alle relazioni.
Dopo diversi mesi di lavoro, in una delle sedute di psicoterapia, faccio con Giovanni la fantasia della barchetta nella tempesta di Violet Oaklander, che consiste nell’immaginare una barchetta che viaggia in mezzo al mare quando arriva una tempesta.
La barchetta affronta la tempesta finché non torna il sereno.
Al termine della fantasia il bambino disegna la barchetta prima, durante e dopo la tempesta.
Il sentirsi diverso di Giovanni
Nelle sedute successive ricostruiamo con la vaschetta della sabbia uno stralcio della fantasia e poi creiamo una storia con i personaggi.
Giovanni sceglie il momento in cui la barchetta affronta la tempesta:
“Sopra alla barchetta ci sono Marziano e Marziana, che vengono da un altro pianeta… affrontano la pioggia, il vento, le grandi onde. Sfidano i pirati per conquistare una conchiglia che li aiuterà a salvarsi dalla tempesta (aiutati dagli animali del mare) e così approdano alla loro isola, dove si trova la loro casa e dove possono sentirsi al sicuro con i loro simili”.
Chiedo a Giovanni se questa storia ha a che fare con qualcosa della sua vita e lui mi dice che adesso sa che con gli aiuti che ha può affrontare le sue tempeste.
Permane la sensazione di sentirsi diverso dagli altri compagni di classe perché lui adesso utilizza degli strumenti a scuola come ad esempio la tavola pitagorica per le tabelline e le mappe.
Da una parte è felice perché il suo rendimento è molto migliorato, fa meno fatica e sente meno ansia, dall’altra questi strumenti non gli piacciono perché gli altri compagni non li hanno e lui si sente comunque un po’ strano.
Strano “Meno di prima, perché non ci riuscivo e ora invece ci riesco però comunque ancora un po’ strano”, mi dice.
Riflessioni e spunti di proseguimento del lavoro
Sono convinta che il solo lavoro di potenziamento degli apprendimenti non sarebbe stato sufficiente a Giovanni.
Mentre si riabilitano le abilità deficitarie è importante stare con le emozioni del bambino e aiutarlo passo passo a gestire quello che emerge. Il suo sentirsi diverso, la sua emozione di vergogna e il suo senso di inadeguatezza che lo aveva portato anche a chiudersi alle relazioni.
Inoltre nel lavoro con i Disturbi Specifici di Apprendimento è molto importante curare la parte di accettazione degli strumenti compensativi.
Nello stralcio di seduta che vi ho raccontato questi strumenti erano stati inseriti da poco, perché da poco si era conclusa la valutazione degli apprendimenti.
Nel nostro lavoro successivo io e Giovanni ci siamo soffermati diverse sedute per trovare il suo modo di integrarli nello stare a scuola affinché gli fossero di aiuto e riuscisse ad accettarli senza sentirsi più così “strano”.