Come funziona una psicoterapia con bambini e adolescenti?
Nella psicoterapia con bambini e adolescenti utilizzo il gioco come strumento di comunicazione e relazione per sostenerli nell’elaborare situazioni dolorose, disagi esistenziali o eventi traumatici.
Per muovermi in questo delicato lavoro faccio riferimento al modello della Gestalt Play Therapy, il modello di psicoterapia per bambini e adolescenti sviluppato negli anni ‘70 in California da Violet Oaklander che attraverso l’utilizzo di tecniche creative ed espressive, come le arti grafiche, l’argilla, i pupazzi, la vasca di sabbia, la musica e vari giochi crea ponti con il mondo interno del bambino e dell’adolescente. Si favoriscono così le capacità di contatto, l’espressione di emozioni e vissuti, il senso del sé e il processo di integrazione (self-nurturing).
Come mai i genitori richiedono il mio aiuto?
I motivi per i quali i genitori mi richiedono aiuto sono molteplici: problematiche emotive e relazionali (rabbia, aggressività, insicurezza, paure, senso di colpa, ritiro del figlio dal mondo reale, introversione), problematiche scolastiche (difficoltà di concentrazione, diagnosi di disturbo specifico di apprendimento), problematiche legate al concetto di autostima, situazioni di stress o esperienze traumatiche (malattie, lutti, separazioni nella famiglia etc), sintomi (come balbuzie, tic, enuresi notturna), disturbi del comportamento alimentare, atti autolesionisti.
Elemento fondamentale del lavoro in psicoterapia in età evolutiva è il rispetto per i ritmi e le modalità relazionali del bambino/a o adolescente. Dal momento che il gioco è il mediatore principale nella psicoterapia con il bambino è possibile fare un lavoro terapeutico anche con bambini piccoli che ancora non hanno affinato lo strumento di comunicazione verbale.
Un altro fattore importante nel lavoro è il coinvolgimento della coppia genitoriale attraverso incontri regolari di aggiornamento e condivisione, che hanno come obiettivo sostenere i genitori durante le fasi del processo di terapia del piccolo paziente e aiutarli a capire meglio le difficoltà che il figlio incontra.